Presentazione del libro “L’inconscio fra reale e virtuale. Dopo Jung, visioni della comunicazione informatica” di Letizia Oddo

“L’Inconscio fra reale e virtuale
Dopo Jung.
Visioni della comunicazione informatica”

di
Letizia Oddo

Sabato 30 Maggio alle ore 18.30 alla Fortezza di Sarzanello si terrà la presentazione del libro “L’inconscio fra reale e virtuale. Dopo Jung, visioni della comunicazione informatica” di Letizia Oddo, psicoanalista junghiana, membro didatta A.I.P.A e
attivista Amnesty International.
La presentazione del libro sarà introdotta da Michele Borgia.

Durante la serata sarà aperta la Locanda della Fortezza.

IL LIBRO

Perchè il virtuale ha preso così spazio nella nostra vita? Cosa abdichiamo della nostra umanità, cosa proiettiamo nel mondo dell’intelligenza artificiale? Perchè affidiamo le nostre vite agli algoritmi? Quali sono i retrostanti simbolici che attribuiamo alla comunicazione tramite i social, quali valori magici e arcaici proiettiamo sui nostri avatar, sulla nostra presenza in rete, smaterializzata, ma così potente dal punto di vista simbolico, così rappresentativa dei nostri deliri e delle nostre ossessioni.«Il libro di Letizia Oddo – scrive Giuseppe O. Longo nella prefazione – è di interesse straordinario: indagando i rapporti tra corpo, mente, coscienza e inconscio attraverso il prisma sfaccettato delle tecnologie dell’informazione, si articola in una serie di considerazioni che rivelano nell’autrice una rara padronanza di strumenti anche filosofici (sì la tecnologia reclama oggi una sua filosofia oltre che una sua mitologia) capaci di collegare tra loro temi problematici, al limite di ricerche specialistiche».
La ricerca che percorre questo libro, in una prospettiva psicoanalitica, è volta a comprendere la dinamica psichica che si esprime nel mondo rarefatto della tecnologia informatica, in una dimensione che può definirsi magica, arcaica, tribale. Influenze, contagi sembrano emanare dalla comunicazione virtuale, nella sfera infinita dell’immateriale e del potenziale, oltre il tempo e lo spazio.
Oggi sono le tecnologie del post-umano che permettono di progettare un nuovo ordine di realtà costituito da organismi sempre più ibridati con l’artificiale, avatar immersi in una rete di dati elettronici: corpi, pensieri, azioni possono essere clonati al di fuori della soggettività, disarticolarsi e proliferare nella loro riproducibilità.
In questo contesto di realtà, la sofferenza psichica tiene aperto un varco, nell’ascolto del richiamo di un’umanità dolente, smarrita, sola.
Una delle domande di senso che accompagna l’utilizzo della tecnologia informatica, soprattutto nei suoi aspetti comunicativi, è provare a capire cosa rende tale possibilità di connessione così pervasiva. Cosa giustifica il suo rapidissimo sviluppo in gran parte del mondo? Qual’è il suo ascendente, su quali livelli psichici, consci e inconsci, agisce, generando seguito, dipendenza e fascinazione?Nel dominio del virtuale la distinzione fra naturale e artificiale, organico e inorganico, scompare in una dimensione che travalica lo spazio-tempo, in universi immaginari potenzialmente infiniti e, al tempo stesso, fungibili e versatili. Nel nostro tempo storico, infatti, la simulazione informatica nella simbiosi uomo-computer tende a divenire la manifestazione preminente della nostra presenza e interazione comunicativa. Simulazione intesa non come rappresentazione della realtà, ma come sua sostituzione con configurazioni virtuali inedite, poliedriche, magiche.
Sui social network i nostri profili, i nostri avatar, foto, video, costellano, sul piano delle dinamiche psichiche, identità multiple immerse in una dimensione controllabile e utilizzabile e, insieme, metafore comunicative, proiezioni dell’inconscio, simboli della sofferenza e della ricerca di senso della soggettività che li vive.Nel dominio del virtuale si può scegliere un’opzione, provare all’infinito una forma per il proprio essere, è possibile ricrearsi, clonarsi, svincolarsi dai limiti della conformazione individuale, dai vincoli dell’identità sociale.
Al tempo stesso, nell’ambito del conflitto psichico, la lontananza dalla propria domanda inconscia, un senso diffuso di futilità e impotenza, spinge a omologarsi nei codici di conformità delle tecnologie dell’informazione, nel loro flusso di energia suggestiva.
Muovendo da questo sfondo, la terapia psicoanalitica junghiana, con il suo dare ascolto alla realtà inconscia, aiuta a cercare il senso della nostra irripetibile unicità, nella sua finitezza e creatività, a rispettare la diversità e a riconoscersi in una interdipendenza necessaria nella relazione con l’altro che esiste, con il divenire del mondo.
L’autrice
Letizia Oddo, psicoanalista junghiana, membro dell’A.I.P.A. con funzioni didattiche e membro dello IAAP (International Association of Analytical Psychology).
Ha svolto attività di ricerca sulla storia della follia nell’America Coloniale (1604-1812) e sull’epistemologia del pensiero biologico vitalista. Ha pubblicato diversi articoli in ambito psicoanalitico su riviste specializzate quali il Giornale Storico di Psicologia Dinamica, Rivista di Psicologia Analitica, Studi Junghiani. È autrice del saggio “L’eredità del pensiero biologico vitalista nella teoria junghiana” nel volume collettaneo Un remoto presente (Moretti&Vitali, 2002), e di “Il mondo attrae, urla e terrorizza” in James Hillman. Verso il sapere dell’anima, (Moretti&Vitali, 2012).
È coautrice del libro Fra Cristo e il Sé. Saggi su psicologia analitica e cristianesimo (Vivarium, Milano, 2009).
Da anni partecipa con Amnesty International a progetti nelle scuole sull’educazione ai Diritti Umani.